Per la Prima Comunione di mio figlio. Ispirato dal trigramma di San Bernardino da Siena.
Stampa letterpress a caratteri gotici in legno e piombo + matrice in gomma su biglietto, libretto con la storia del simbolo, poster, borsa in cotone naturale. Contenuto: pane carasau – vino biologico – olio calabro artigianale – confetti.
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IL CRISTOGRAMMA DI SAN BERNARDINO DA SIENA
La sigla “I.H.S.”, comparsa per la prima volta nel III secolo fra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento, diventò popolare in tutta la cristianità, trasformandosi in un vero e proprio simbolo (che oggi chiameremo “logo”) del Nome di Gesù ad opera del grande predicatore francescano San Bernardino da Siena (1380-1444).
Disegnò egli stesso questo emblema (per questa ragione è considerato patrono dei pubblicitari), facendolo poi dipingere su piccole tavolette in legno che il Santo appoggiava sull’altare dove celebrava la Messa e con le quali benediceva poi i fedeli. Nei suoi pellegrinaggi in Italia centro-settentrionale, dopo aver predicato appassionatamente generando conversioni, riconciliazioni, rinnovata affezione alla vita cristiana, lasciava queste tavolette in ricordo del suo passaggio (erano i santini di allora).
Il testamento del Santo, documento di commovente intensità umana, inizia con queste parole:
“In primo luogo vi lascio la cosa più preziosa che io vi possa lasciare, cioè il nome di Gesù del quale sono devotissimo, ch’è nome sopra ogni nome; e questo dolcissimo ed alto nome abbiatelo sempre segnato nelle menti e fronti vostre, affinché sempre vi accompagni in ogni luogo; cosicché quando sorgete dal letto, il segno della santa croce nel nome di Gesù sia principio di ogni vostra intenzione ed opera; quando sedete a mensa cominciate nel nome di Gesù, similmente quando v’alzate da essa o scrivete lettere, la prima parola sia nel nome di Gesù”.
La novità introdotta da San Bernardino fu quella di offrire, come oggetto di devozione, le iniziali del nome di Gesù, attorniato da efficaci simbolismi, secondo il gusto estetico dell’epoca, l’ultimo gotico, amante di stemmi, armi, simboli.
L’emblema infatti consiste in un sole raggiante in campo azzurro; nel centro del sole vi sono i caratteri “y” (allora usata al posto della “i”), “h” e “s”. L’asta ascendente della lettera centrale “h” si trasforma in croce nella quale sono infissi tre chiodi.
Quei tre caratteri, ereditati da un’antica abbreviazione greca del nome di Gesù (data dalle sue prime tre lettere ΙΗΣΟΥΣ) cioè IHS, costituirebbero propriamente un trigramma, ma il loro strettissimo intreccio grafico e semantico ha fatto sì che si parlasse di monogramma.
La sigla prevede anche alcune varianti. Spesso, infatti, poiché la iota greca può essere trascritta in alfabeto latino sia come “I”, sia come “J”, troviamo la variante JHS. Inoltre, poiché a volte la lettera greca sigma poteva essere tracciata nella forma “lunata”, cioè molto simile una mezzaluna, essa veniva trascritta con la lettera latina che più vi assomigliava, ovvero la “C”, dando origine alle varianti tardo-antiche IHC o JHC. Talvolta, confondendo la Y con la I, sono state adottate le varianti YHS e YHC.
Solo successivamente la sigla cominciò ad essere interpretata anche come acronimo, che costituiscono comunque delle letture alternative, del concetto iniziale di abbreviazione del nome di Gesù. Tra queste riletture, la più comune è certamente “Jesus Hominum Salvator”, cioè “Gesù Salvatore degli uomini”.
Un’altra interpretazione è quella relativa alle iniziali del famoso motto costantiniano “In Hoc Signo [Vinces]”, cioè “Con questo segno vincerai”, con il quale Costantino incitò le sue truppe nella battaglia di Ponte Milvio (312 d.C.) contro le armate di Massenzio, segnando l’inizio di una nuova era per tutto l’impero.
Da bravo designer, ad ogni elemento del simbolo, Bernardino applicò un significato; il sole centrale è chiara allusione a Cristo che dà la vita come fa il sole che illumina e vince le tenebre del peccato e suggerisce l’idea dell’irradiarsi della Carità.
Il calore del sole è diffuso da dodici raggi serpeggianti che si riferiscono agli Apostoli o ai dodici articoli del Credo. Il loro significato mistico è altresì espresso in una litania: primo, rifugio dei penitenti; secondo, vessillo dei combattenti; terzo, rimedio degli infermi; quarto, conforto dei sofferenti; quinto, onore dei credenti; sesto, gioia dei predicanti; settimo, merito degli operanti; ottavo, aiuto dei deficienti; nono, sospiro dei meditanti; decimo, suffragio degli oranti; undicesimo, gusto dei contemplanti; dodicesimo, gloria dei trionfanti.
Anche i colori hanno una forte valenza: il blu dello sfondo (il colore del cielo) simboleggia la Fede, mentre l’oro (simbolo della gloria) rappresenta l’Amore Divino.
Il trigramma ebbe così un gran successo, diffondendosi in tutta Europa. Anche Santa Giovanna d’Arco volle ricamarlo sul suo stendardo e più tardi fu adottato anche dai Gesuiti.
Diceva San Bernardino: “Questa è mia intenzione, di rinnovare e chiarificare il nome di Gesù, come fu nella primitiva Chiesa”, spiegando che, mentre la croce evocava la Passione di Cristo, il suo nome rammentava ogni aspetto della sua vita, la povertà del Presepio, la modesta bottega di falegname, la penitenza nel deserto, i miracoli della Carità Divina, la sofferenza sul Calvario, il trionfo della Resurrezione e dell’Ascensione.
Ma la devozione al Nome di Gesù proposta da Bernardino dette luogo contemporaneamente a vistosi entusiasmi e a forte disappunto. Il fervore della sua fede, la sua abilità oratoria, uniti all’ostentazione del trigramma, mobilitarono masse considerevoli di fedeli, anche per l’inedito uso, in ambito devozionale, di segni dell’alfabeto al posto delle immagini: le cosiddette “lettere dei semplici”.
In molti accusarono Bernardino di alimentare superstizioni, visto che la tavoletta era stata interpretata dalle folle come un amuleto le cui tre lettere avevano finito per assumere il valore di formula magica. L’accusa più grave fu quella di incitare all’idolatria della tavoletta, accusa che culminò prima nella citazione del Santo davanti a Papa Martino V (1426), il quale lo scagionò consigliandogli un uso prudente del trigramma, poi con l’incriminazione del predicatore al Concilio di Basilea. In questa sede il Pontefice Eugenio IV, con la bolla Sedis apostolicae emessa il 7 gennaio 1432, liberò finalmente Bernardino da ogni accusa e ne lodò le virtù e i grandi servizi resi alla Chiesa con il suo apostolato, definendolo “il più illustre predicatore e il più irreprensibile maestro, fra tutti quelli che al presente evangelizzano i popoli, in Italia e fuori”.
La dedica di Ettore.
Nel giorno della mia Prima Comunione ho voluto raccontare la storia dell’emblema di San Bernardino, che ci ricorda che vivere nel Nome di Gesù significa vivere con pienezza e passione i suoi insegnamenti di Amore, Compassione e Umiltà.
Condivido insieme a voi l’emozione di questo giorno, offrendovi i tre simboli biblici della cristianità: Grano, Olio, Vino.
Il grano è segno del nutrimento sostanzioso che Dio offre alle sue creature: «Li nutrirò con fior di frumento» (Salmo 81, 17).
L’olio di balsamo che fa brillare la pelle è, invece, simbolo di festa tant’è vero che nel Salmo 45, 8 è collegato a una celebrazione nuziale ed è detto “olio di letizia”.
Infine il vino inebria ed è Ambrogio nei suoi scritti a coniare la suggestiva locuzione della “sobria ebbrezza” spirituale.
La predicazione e l’insegnamento dovrebbero, dunque, generare vita, gioia e fascino.
Grazie per essermi vicini.
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Fonti:
http://segnisacri.weebly.com/
http://www.viaesiena.it/
http://www.cattedralesavona.it/
https://www.angolohermes.com/
https://www.stilearte.it/